C’è qualcosa di più scemo dei botti di Capodanno? No. Non ci vuole a laurea per rendersi conto di come la pratica del tirare schioppettate o del far esplodere petardi nella notte di San Silvestro sia demenziale come nemmeno i cinepanettoni.
Che i botti di Capodanno siano scemi lo dicono i feriti.
Anzi, lo gridano a gran voce. Secondo il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, nel 2014 i botti di Capodanno hanno spedito all’ospedale 361 persone. Nel 2015 invece le persone che hanno visto allegramente saltare le loro falangi sono state 251. Nel 2016 e nel 2017 rispettivamente 190 e 184 quelli presentatisi al Pronto Soccorso per rompere l’anima a medici e infermieri già incarogniti dall’essere di turno proprio a Capodanno. Nel 2018, dopo alcuni anni in cui il numero di feriti aveva registrato un calo, si è tornati a segnare un aumento: 212 sciagurati hanno subito ferite più o meno gravi. E l’aumento si è confermato nel 2019, con 216 feriti, di cui una trentina addirittura molto gravi. E meno male che in questi ultimi anni non ci ha steso le gambe nessuno. L’ultimo a morire ammazzato dai petardi risale infatti al 2013. Speriamo sia l’ultimo sul serio e che nessun altro debba più crepare per una pratica così imbecille da spingere, ormai da qualche anno, alcune amministrazioni comunali a vietarla, quantomeno nei luoghi pubblici. Qui la mappa dei comuni che l’hanno bandita anche per il Capodanno 2020.
Che i botti di Capodanno siano scemi lo dice il portafogli.
Pratica, quella dei botti, che appare ancor più scema se la osservi dal punto di vista economico. Tutti lì a piangere miseria, a lamentare la crisi, a disperarsi per come non si arrivi a fine mese per poi scoprire che ogni anno gli italiani, così tanto in bolletta da non poter più andare in vacanza nemmeno tre volte l’anno, per sparare a San Silvestro mandano in fumo milioni e milioni di euro. Si può essere più idioti? C’è qualcosa di più scemo dei botti di Capodanno?
Che i botti di Capodanno siano scemi lo dicono gli animali.
Ma c’è un ulteriore aspetto a rendere la pratica ancor più cretina: la sua pericolosità nei confronti degli animali, domestici e non. Sì, perché oltre a far saltare qualche mano qua e là, i petardi di fine anno spaventano a morte cani e gatti. Ogni anno sono centinaia, in Italia, i quadrupedi domestici che scappano via terrorizzati dalle esplosioni. Alcuni muoiono dalla paura. Altri si perdono dopo essere scappati e non tornano più. Altri ancora, scappando via, muoiono investiti dalle automobili. Anche i volatili subiscono gravissimi danni. Ogni primo gennaio i volontari dell’ENPA trovano un’infinità di uccelli morti o ne soccorrono chissà quanti ancora vivi, dopo la fuga precipitosa dai posatoi notturni a seguito degli scoppi: tortore, passeri, cardellini, storni ma anche gabbiani, colombe, gazze e rapaci diurni e notturni.
“Il rumore dei botti”, spiegano quelli di ENPA “è dannoso per quasi tutte le specie animali. Chi ha un animale domestico sa bene che cani e gatti vengono letteralmente storditi dal fragore insopportabile delle esplosioni. Gli animali domestici sviluppano crisi di panico, tendono a nascondersi o a scappare, mentre il loro battito cardiaco aumenta e il controllo degli sfinteri viene meno. Sono molte le fughe di cani, e numerosi sono i gatti di colonia che il primo gennaio non si trovano più. Spariti. Per non parlare degli animali selvatici e dei volatili. Questi ultimi -spiega ancora l’ENPA- spesso perdono la traiettoria, vanno a sbattere contro ostacoli che in condizioni normali riconoscerebbero, come i muri dei palazzi o i tronchi degli alberi. E spesso muoiono”.
Un quadro desolante, insomma, che ti dà l’idea di quanto sia scema l’abitudine dei botti di Capodanno. Abitudine che mi auguro non ti appartenga. Perché, credimi, ti appartenesse avresti di che preoccuparti.
Botti silenziosi. Buone notizie dal Canada.
Ci sono tuttavia buone notizie. Vengono dal Canada, ove pare che di recente l’amministrazione comunale di una cittadina abbia scelto, per una ricorrenza, di utilizzare unicamente giochi pirotecnici privi del botto, del tutto silenziosi, meno pericolosi, dunque, e pienamente rispettosi delle numerose specie animali che vivono nei dintorni della cittadina stessa e nel limitrofo Parco Nazionale. C’è ancora speranza, dunque. Forse.
La notte di Capodanno stai a casa col tuo cane.
Nel mentre prepariamoci all’ennesima notte di botti, balli e gozzoviglie. Io e mia moglie la trascorreremo a casa, come sempre, lontani dai clamori e in compagnia del nostro cane. Ché il cane non lo devi lasciare solo mai, per nessun motivo al mondo. Figuriamoci la notte di Capodanno. Il cane nasce per stare in tua compagnia. Se lo lasci da solo gli fai del male. Se non ci credi leggiti Non mi piace stare solo di Michele Caricato, Edizioni Infinito. Oppure leggi Nella mente e nel cuore dei cani di Mark Bekoff con prefazione di Angelo Vaira, Carocci Editore.
Dunque stattene a casa. A ballare ci vai un’altra volta. Che non hai più nemmeno l’età.