Di vita, di idee, di calcio, di libri, di cinema, di cose semiserie e del perché ho sempre ragione io. O quasi.

Il talento del calabrone: la recensione.

Il talento del calabrone. L'ho visto su Prime Video. Ecco la mia recensione.

Nonostante la presenza di Sergio Castellitto, che -se possibile- mi è ancor più antipatico di Tony Servillo, mi sono guardato su Prime Video Il talento del calabrone, regia di Giacomo Cimini. Partiamo dalla trama. Carlo, interpretato da quel simpaticone di Castellitto, viaggia a bordo di una Fiat Panda trasportando allegramente per le vie di Milano una bella bomba. Mentre è alla guida pensa bene di telefonare a Radio 105  dove, in diretta, tale Dj Steph, un cretino che parrebbe persino essere famoso, raccoglie le chiamate degli ascoltatori e manda in onda i brani da loro richiesti. Una volta in diretta, Carlo -dopo aver fatto saltare in aria l’ultimo piano di un grattacielo- minaccia di suicidarsi facendo esplodere l’autobomba per le vie del centro. Mentre Carlo e Dj Steph intrattengono la loro conversazione in diretta, seguiti da otto milioni di persone, Rosa Amedei, improbabile tenente colonnello dei Carabinieri interpretato dall’altrimenti brava Anna Foglietta, tenta di prendere il controllo della conversazione telefonica e, servendosi del Dj, prova a dissuadere Carlo, professore che ha perso la moglie e il figlio, dal suo proposito di farsi esplodere. Ci riuscirà? Forse sì, forse no.



È un thriller, Il talento del calabrone, che si sviluppa tutto all’interno dello studio radiofonico e dell’autobomba, e che prova a darsi un’impronta americana senza, purtroppo, riuscirci granché. Peccato, perché l’idea molto hollywoodiana del cattivo che tiene gli spettatori col fiato sospeso minacciando una strage era buona, ma avrebbe avuto bisogno di maggiore sostanza e di una sceneggiatura molto più articolata. Milano è nelle mani di un pazzo ma di tutta l’ansia che dovrebbe pervadere la città, e che avrebbe contribuito a tenerci ancor più incollati allo schermo, non v’è alcuna traccia. È già saltato in aria un grattacielo, (dico: un grattacielo, mica il chiosco delle noccioline chiuso per turno) ma sembra che nessuno se ne sia accorto, né la vicenda pare incidere granché sull’intera storia, ché giustamente, a Milano, di grattacieli ne saltano in aria uno il giorno.

La figura del tenente colonnello Rosa Amadei, poi, fa acqua da tutte le parti. Ci si aspetta, da un ufficiale dei Carabinieri che negozia con una sorta di terrorista fatto in casa, ben altro piglio, ben altra determinazione, ben altra preparazione, anche psicologica ed emotiva. E invece Anna Foglietta, che stimo come una delle migliori attrici italiane, rimane vittima di un ruolo poco studiato e messo in piedi con una certa approssimazione. Patetico e per nulla coinvolgente, quando invece avrebbe potuto contribuire in misura determinante alla profondità dell’intera storia, il rapporto conflittuale tra lei e quel montato di Dj Steph interpretato da Lorenzo Richelmy. Piace invece, seppur piuttosto datata e con qualche controindicazione, l’idea di Cimini di ricreare la città di Milano vista dall’alto ricorrendo non al chroma key bensì agli sfondi digitali proiettati su uno schermo cinematografico. Sul set romano, gli attori recitavano guardando Milano dal maxischermo. Ma per il resto, come si suol dire: un’occasione sprecata.